Terroir 1996 banner
IVES 9 IVES Conference Series 9 Tutela legale delle denominazioni di origine nel mondo (con aspetti applicativi)

Tutela legale delle denominazioni di origine nel mondo (con aspetti applicativi)

Abstract

Uno degli aspetti più importanti nel commercio internazionale dei vini a denominazione è quello del riconoscimento dei diritti di esclusiva garantiti sui e dal territorio geografico d’o­rigine. Al fine di cautelarsi nei confronti della sempre più agguerrita concorrenza mondiale, è opportuno adottare adeguate protezioni ufficiali e legali delle denominazioni che possono derivare sia dalla “naturalità” del prodotto stesso che dalla “originalità” più particolare. Per proteggere è importante, quindi, conoscere la diversa valenza commerciale e giuridica che ciascun Paese attribuisce ai termini “marchio” e “denominazione”.
L’Accordo TRIPS – Ginevra, 15 dicembre 1993 – si fonda essenzialmente sulla con­statazione della insufficiente omogeneità e garanzia offerta dalle discipline legali, giuridiche e commerciali nei diversi Paesi per i marchi non industriali e tale disomogeneità comporta una grave distorsione del mercato internazionale con evidenti effetti, non solo nella pro­duzione ma anche sulla lealtà concorrenziale e sulla tutela del consumatore finale.
La legge italiana pone sullo stesso piano dei marchi, costituiti da indicazioni proprie del prodotto, le indicazioni sulla sua origine o provenienza geografica: cioè, quando il nome geografico identifica per il consumatore una qualità tradizionale o una caratteristica del prodotto, esso è tutelabile solo come denominazione d’origine.
I marchi collettivi, come è nota, sono segni distintivi usati da soggetti diversi, anche nello stesso momento, per contraddistinguere prodotti uguali o affini e sono destinati a garantire l’origine, la natura e le caratteristiche tipologiche di determinati prodotti o servizi. Il mar­chio collettivo non si limita quindi solo ad una funzione di notificazione. Quello che è deter­minante non è la semplice provenienza del prodotto, ma è anche la correttezza profession­ale degli imprenditori che fornisce affidamento al consumatore sulla qualità o sull’origine del prodotto. Quando coesistono questi segni distintivi legati ad un prodotto, è fondamen­tale predisporre un regolamento o disciplinare d’uso della denominazione di origine del prodotto, in cui si devono ricomprendere anche attività di controllo e sanzioni contro un uti­lizzo della denominazione contrario alle sue finalità, compreso quelli attuati dai produttori stessi.
La denominazione d’origine è, di solito, costituita da un nome geografico di località, città o regione, per uno specifico prodotto di una determinata zona, avente caratteristiche merceo­logiche o qualitative che derivano dall’opera dell’uomo o da fattori naturali, tipici dell’ambi­ente e dei fattori antropici di produzione.
Con l’indicazione di provenienza, invece, si indica un segno distintivo relativo ad un prodot­to ottenuto con metodi di produzione o di tecnica costanti, che non abbia caratteristiche essenzialmente collegate ad una certa zona geografica, quindi viene utilizzato per indicare essenzialmente il luogo di produzione.
Giustamente, una recente pubblicazione dell’Assocamerestero fa notare che non sempre l’indicazione di provenienza può essere intesa e registrata come denominazione d’origine, qualora questa crei “una situazione di ingiustificato privilegio” o comunque sia tale da recare pregiudizio allo sviluppo di altre analoghe iniziative nella stessa regione.
Proprio per i motivi sopra esposti e per le ancora troppo ampie disquisizioni formali e giuridiche generali e particolari sugli accordi bilaterali fra gli Stati (che hanno una legi­slazione in materia assai differente) diventa fondamentale definire e catalogare inter­nazionalmente un nuovo disposto giuridico che codifichi la denominazione da proteggere tale da non essere classificata come un marchio di impresa, o un marchio industriale, o un marchio solo collettivo, o una indicazione solo di provenienza poiché rappresentano solo “parziali” definizioni di supposta tutela dell’origine geografica del prodotto, del vino nel nostro caso.

DOI:

Publication date: March 3, 2022

Issue: Terroir 1998

Type: Article

Authors

GIAMPIETRO COMOLLI

Direttore Consorzio per la Tutela del Franciacorta, Erbusco (Brescia) – ltalia

Tags

IVES Conference Series | Terroir 1998

Citation

Related articles…

Ampelograpic and genetic characterisation of grapevine genetic resources from Ozalj-Vivodina region (Croatia)

Ozalj- vivodina region is small vine growing area (only about 100 hectares of vineyards), but with significant number of old, ancient vineyards planted between 50 and 100 years ago. Trend of abandoning or replanting ancient vineyards takes place for the last 30 years. This trend results in grapevine germplasm erosion because traditional varieties are replaced with well known international varieties.Few known traditional varieties are dominantly present in ancient vineyards together with many others of unknown identity. Historical data about prevalence and characteristic of varieties on this area are very poor.

Oxidability of wines made from Spanish minority grape varieties

The phenolic profile of a wine plays an essential role in its oxidative capacity and in both white and red wines it defines its shelf life[1]. The study of minority varieties to produce wines with peculiar characteristics necessarily includes the phenolic and oxidative characterization of the wines produced. This paper presents the study of wines made from 24 minority and majority white and red grape varieties, focusing on phenolic characteristics (total phenols, slightly polymerized phenols, highly polymerized phenols, anthocyanins…), color, as well as parameters related to the oxidability of the wines and their capacity to consume oxygen [2].

Évolution de la surmaturation du cépage Chenin dans différents terroirs des Coteaux du Layon en relation avec les variables agroviticoles

The French “Coteaux du Layon” Appellation of Origin has built its Jarne on the production of sweet white wines. A network of experimental plots, based on the “terroir” concept, was established in 1990; it allows for the follow-up of the overripening behaviour of the grapes in relation with the agroviticultural parameters.

The role of tomato juice serum in malolactic fermentation in wine

Introduction: Malolactic fermentation (MLF) is a common process in winemaking to reduce wine acidity, maintain microbial stability and modify wine aroma. However, successful MLF is often hampered by their sluggish or stuck activity of malolactic bacteria (MLB) which may be caused by nutrient deficiency, especially when MLB are inoculated after alcoholic fermentation (Alexandre et al., 2004; Lerm et al., 2010). Identification and characterization of essential nutrients and growth factors for MLB allows for production of highly efficient nutrient supplements for MLF.

OPTIMISATION OF THE AROMATIC PROFILE OF UGNI BLANC WINE DISTILLATE THROUGH THE CONTROL OF ALCOHOLIC FERMENTATION

The online monitoring of fermentative aromas provides a better understanding of the effect of temperature on the synthesis and the loss of these molecules. During fermentation, gas and liquid phase concentrations as well as losses and total productions of volatile compounds can be followed with an unprecedented acquisition frequency of about one measurement per hour. Access to instantaneous production rates and total production balances for the various volatile compounds makes it possible to distinguish the impact of temperature on yeast production (biological effect) from the loss of aromatic molecules due to a physical effect³.