L’essor des produits “No-Low” : nouveaux défis pour l’étiquetage et la réglementation
Résumé
Depuis plusieurs années, le “No-Low” est devenu une tendance mondiale, impulsée par l’attrait des consommateurs pour le bien-être, la santé et la volonté de maîtriser leur consommation d’alcool. L’étude vise à décrire le marché français des “No-Low” à base de vin désalcoolisé, étiquetés comme “vin” ou comme “boisson”. Au total, 124 échantillons ont été collectés en France en 2023 et 2024 dans les magasins et en ligne. Les résultats montrent que le marché des “No-Low” est peu lisible du fait d’une grande variété de dénominations de vente, de la reprise des codes du vin (bouteille, cépage, etc.) par la majorité des produits, et de l’incohérence de présentation dans les rayons des magasins. La présence d’une liste des ingrédients, révélant par exemple l’ajout d’arôme, d’eau, d’édulcorant, apporte quelques clarifications sur la nature du produit. Cependant, l’indication de nombreux additifs, ainsi que la teneur en sucre parfois élevée, questionne sur l’acceptabilité des produits. Ces éléments peuvent mettre en difficulté le consommateur à comprendre ce marché, ce qui, à terme, pourrait générer de la méfiance et ralentir sa croissance. La clarification du cadre réglementaire et l’éducation des consommateurs et distributeurs pourraient y remédier.
The rise of “No-Low” products: new challenges for labelling and regulation
For several years, “No-Low” has become a global trend, driven by consumers’ growing interest in well-being, health and alcohol consumption in moderation. The study aims to describe the French market for “No-Low” products based on dealcoholized wine, labeled either as “wine” or as “beverage”. A total of 124 samples were collected in France in 2023 and 2024 in stores and online sources. Findings indicate the market landscape is difficult to understand, characterized by a wide variety of product sale names, the use of traditional wine attributes (bottle, grape variety, etc.) – even when products are labeled as “beverages”, and the inconsistency of store shelves. The presence of a list of ingredients provides some clarification on the nature of the product by revealing for example the addition of flavors, water, and sweeteners. However, the indication of numerous additives, and potentially high sugar content, raises concerns regarding product acceptability. These factors may contribute to consumer misunderstanding of the “No-Low” market, and could potentially cause mistrust and hinder market growth. Clarifying the regulatory framework and enhancing consumer and distributor education could fix this.
Il crescente mercato dei prodotti “no-low”: nuove sfide per l’etichettatura e il quadro normativo
Negli ultimi anni, i prodotti “no-low” sembrano essere diventati una nuova tendenza globale. Questi prodotti sono una possibile risposta al noto contesto del cambiamento climatico, al calo del consumo di vino e alla tendenza al benessere/salute (no claims, vegan, ecc.) Che i consumatori stanno cercando. L’obiettivo di questo studio è di fornire una panoramica dei prodotti “no-low” venduti sul mercato francese (ma non solo), concentrandosi sull’etichettatura, il confezionamento e la presentazione commerciale di questi prodotti. Ai fini del presente studio, il termine “no-low” è inteso come comprendente non solo i prodotti etichettati come “vino analcolico” o “vino parzialmente analcolico”, ma anche “vini senza alcol”, “bevande analcoliche a base di vino” o “bevande a base di uva”. Nell’ambito delle celebrazioni del centenario dell’oiv, nel 2023 e nel 2024 sono state raccolte in francia un centinaio di referenze di prodotti “no-low” in vari negozi e online. Sono state analizzate le seguenti informazioni: denominazione legale di vendita, tipo di confezione, peso del prodotto, contenuto alcolico, elenco degli ingredienti, dichiarazione nutrizionale, paese d’origine, colore, indicazioni à carattere promozionale,marchi di certificazione e prezzo. Al momento della presentazione di questa sintesi, lo studio non è ancora finito tuttavia, i primi risultati hanno dimostrato che esiste un’ampia varietà di denominazioni di vendita per i prodotti “no-low” e che è molto difficile per i consumatori distinguerli l’uno dall’altro. Ciò è dovuto principalmente all’uso della tradizionale confezione da vino per tutti i prodotti, compresi quelli non ottenuti da vini dealcolizzati, e alla mancanza di coerenza nel modo in cui i prodotti sono presentati nei negozi. E stato inoltre notato che spesso viene indicato il nome del vitigno, identificando questi prodotti come parte del mondo del vino. Per quanto riguarda l’elenco degli ingredienti, gli aromi e i dolcificanti sono spesso aggiunti e indicati nell’elenco degli ingredienti, ma non compaiono necessariamente nella denominazione di vendita. Il contenuto di zucchero può essere piuttosto elevato (fino a 6 g per 100 ml), nonostante uno degli obiettivi dei prodotti “no-low” sia quello di ridurre le calorie. L’uso di numerosi additivi solleva inoltre dubbi sulla loro accettabilità da parte dei consumatori. Questi risultati evidenziano le difficoltà che i consumatori possono incontrare quando cercano trasparenza e informazioni chiare su questi prodotti “no-low”. A lungo termine, ciò potrebbe anche generare una mancanza di fiducia tra i consumatori e potenzialmente rallentare la crescita costante di questa nuova tendenza. Chiarire il quadro normativo per i prodotti “no-low” ed educare i consumatori e i venditori potrebbe quindi essere particolarmente utile.
DOI:
Issue: OIV 2024
Type: Article
Authors
¹ DGCCRF, 59 Boulevard Vincent Auriol, Paris, France
² Institut Français de la Vigne et du Vin, 210 Boulevard Vermorel, Villefranche-sur-Saône, France